L’Etiopia è il paese africano che accoglie il maggior numero di rifugiati in fuga dopo l’Uganda. La maggior parte provengono dal Sud Sudan, dalla Somalia e dall’Eritrea, paesi dove sono in corso spaventose crisi umanitarie.
I rifugiati provenienti dal Sud Sudan costituiscono il 47,9% del totale dei rifugiati accolti in Etiopia. I conflitti e il sottosviluppo hanno afflitto il Sudan meridionale per decenni. La nascita del Paese a seguito della dichiarazione di indipendenza nel 2011 ha indotto la speranza di un futuro migliore e ha dato il via ad un massiccio ritorno dei rifugiati nella nuova nazione indipendente. Tuttavia, nel dicembre del 2013 forti tensioni tra i due principali leader del paese hanno innescato una violenta guerra civile fra i principali gruppi etnici del paese provocando la fuga di più di 2,5 milioni di persone verso i paesi vicini.
I rifugiati somali rappresentano il 28% dei rifugiati accolti in Etiopia. Scappano da una situazione di instabilità generalizzata dovuta allo scontro tra gruppi armati costituiti su base etnica e/o religiosa e dall’insicurezza alimentare. La Somalia è stretta nella morsa di un’atroce siccità, causata da tre stagioni consecutive di scarse precipitazioni: nelle aree maggiormente colpite, la scarsa pioggia e la mancanza di acqua pulita hanno spazzato via i raccolti e sterminato il bestiame, causando carestia e fame. Il prolungato conflitto tra gruppi armati impedisce agli aiuti di raggiungere le persone in stato di necessità e annulla la capacità di resilienza e resistenza del Paese alle siccità future.
Dal 2000 l’Etiopia ospita migliaia di rifugiati eritrei in fuga da persecuzioni. Testimonianze di richiedenti asilo che arrivano dall’Eritrea indicano che la coscrizione militare involontaria, l’arresto arbitrario e la detenzione senza processo, l’acquisizione obbligatoria di terreni da parte dello Stato e altre violazioni sistematiche dei diritti umani da parte dello Stato rimangono prevalenti. Dal 2014, il tasso medio di arrivi mensili dei rifugiati eritrei nei campi della regione del Tigray è stato di 2.300 persone, con picchi stagionali durante i periodi di siccità in ottobre e marzo. Particolarmente preoccupante è l’elevato numero di minori non accompagnati in fuga dall’imminente coscrizione militare involontaria. Nel 2016, circa l’80% dei rifugiati eritrei ha lasciato i campi in Tigray entro i primi 12 mesi dall’arrivo in Etiopia. Motivati dal desiderio di accedere a migliori servizi educativi, ricongiungersi con i parenti all’estero e guadagnare un reddito per sostenere le loro famiglie in Eritrea, la maggioranza dei bambini e dei giovani adulti lascia il Paese per raggiungere l’Europa.